il messaggio di Don Ciotti

Ha la stessa energia di sempre Don Luigi Ciotti, a Caserta per parlare di R.Esistenza e condividere l’anniversario dei cinque anni della Cooperativa NeWhope. Energico ma anche preoccupato per le sorti della democrazia, parla nella Chiesa di Nostra Signora di Lourdes, da un altare, come tiene più volte a sottolineare nel suo lungo e appassionato discorso. Una chiesa piena ma non gremita, ascolta il suo invito, innanzitutto alla resistenza, che per Don Ciotti vuol dire andare incontro “di più di più di più” a chi ha bisogno. Segno drammatico dei tempi, che chiedono umiltà, ma anche determinazione, impegno.  Parla del Vangelo, della testimonianza di tante associazioni che lavorano sul territorio (“una meraviglia che non fa rumore”), ma anche di etica e di politica. Siamo “democratici in allarme”, dice citando Noberto Bobbio. La democrazia è in pericolo, malata di apatia, minata nelle sue stesse fondamenta “se esiste un codice penale per i signori e un’altra diversa considerazione per i reati dei migranti”.
“Lo dico da questo altare: questa non è una crisi economica. È una crisi politica, etica. Stanziati cento milioni di euro per le ronde, mentre vengono sistematicamente penalizzati i diritti dei più poveri. Aumenta lo stato penale, diminuisce lo stato sociale. La sicurezza fa della repressione il suo unico linguaggio e nel frattempo cresce l’intolleranza, i fenomeni di razzismo, di xenofobia”.  Insieme alla denuncia, l’invito, più volte reiterato alla speranza, all’impegno, a quel “di più”, che non può scindere fare e dare ragione del fare, giustizia e carità, combattendo in uno spazio che è sempre, necessariamente, pubblico.

fonte: www.ilcasertano.it

 

 ciotti (4) Dal discorso di don Ciotti:

E’ il momento in cui bisogna fare meno parole e più fatti. Mi ha fatto piacere trovare quel “R.esistere”davanti alla Cooperativa che ha di fatto la stessa radice latina di esistere, che significa vivere, essere presente, fare, esserci e soprattutto non dire. E’ la meraviglia di essere insieme, di mettersi in gioco, di sentirsi chiamati sempre di più a un’azione responsabile.Vi auguro di sentire il morso del più. Le fragilità di questa società ci impongono, impongono a tutti, il morso del più. Questo vuol dire per tutti “sentire dentro” il morso del più. R.esistere ha bisogno di fiducia reciproca, di meno parole e di più fatti. Questa settimana dedicata alla ricorrenza dei cinque anni di vita della Cooperativa, non vuole celebrarsi ma andare incontro di più, di più, ai bisogni di tante persone. Cogliamo dunque i segni di speranza che ogni giorno appaiono. Se le nostre Tv e le nostre radio parlassero meno del crimine, della violenza, di questi politici, se si aiutasse la gente nella verità, ci sarebbero in tutti più forza e più coraggio. Siamo bombardati invece dalle negatività, mentre ci sono cose stupende che non fanno chiasso, che portano speranza, che hanno permesso ad es. a tante donne di rinascere, di trovare dignità.

ciotti (3)R.esistere vuol dire darci da fare e accogliere i segni di speranza che si affacciano al nostro orizzonte. Questa speranza si chiama progetti, impegno, onestà, sporcarsi le mani, allora R.esistere vuol dire esserci.
Nel Vangelo 109 volte la grande protagonista è la strada, luogo della festa, dell’incontro, del faccia a faccia, ma è anche il luogo della sofferenza. La strada insegna… e quella Bottega Fantasia , quella Casa Rut, da anni in questo territorio, è il segno che bisogna camminare sulla strada. Sulla strada si impara, non si insegna.
Sono grato a tante persone fragili e deboli che hanno insegnato a noi, che hanno riempito la nostra vita. La strada, sorelle, è stata la vostra scelta: è il luogo dove ogni sapere cozza con i nostri limiti. Ti pare di aver capito tutto e invece devi apprendere l’accoglienza, il riconoscimento delle persone. La strada è per me il luogo della speranza. 109 volte nel Vangelo si parla di strada: Gesù ha trasformato i luoghi di fatica in luogo di speranza. Stiamo dentro, stiamo sulla strada, impastiamoci con la storia, usciamo dai nostri recinti. Percorriamo con passione, con creatività la strada che ci ha insegnato il metodo dell’ascolto. Vi auguro l’umiltà del sapere, lo stupore dell’approccio, la continuità dell’impegno. Buon cammino sulla strada. Ma esserci vuol significa dare parole di vita: siamo sommersi da parole vuote, senza significato. Le parole, le cerimonie ci sono, non ci sono parole vere, non ci sono parole che costano molto. Di fronte a cose che succedono noi non possiamo tacere. Guai ai cristiani che tacciono davanti a certi fatti. I nostri padri erano democratici sempre ottimisti; noi dobbiamo essere democratici d’allarme perché la democrazia è in pericolo nel nostro paese. I respingimenti dei ragazzi, dei giovani esuli dalla fame, in quelle modalità che oggi non sono possibili, sono morte, non vita, sono demagogia. Nella nostra Costituzione si parla di uguaglianza, di diritti umani e allora perché queste leggi? Ci vuole rispetto, bisogna creare condizioni perché la verità racconti cose belle e positive.  ciotti (5)L’attuale non è solo crisi economica; nel nome della crisi umana vengono attaccati a livello chirurgico i diritti dei più poveri. In Italia sta crescendo lo stato penale invece che lo stato sociale, invece che percorsi di integrazione. A questo punto “ Non mi interessa sapere chi è Dio, mi interessa sapere da che parte sta”. (don Milani) Noi non ci stiamo davanti agli egoismi, agli interessi, ai poteri di qualcuno su questa nostra terra. E chiediamo la “pedata “ di Dio per andare avanti… Ci vuole una nuova etica nel nostro paese: bisogna che i diritti vengano rispettati, bisogna stare dalla parte degli ultimi, di chi fa fatica. Da più parti abbiamo visto abbandonare la strada dell’accoglienza per quella illusoria della sicurezza. E’ il vangelo che ci parla di accoglienza, mentre vediamo crescere l’imbarbarimento, l’intolleranza. Abbiamo bisogno di parole che cercano la verità, abbiamo bisogno di parole di vita. Stiamo riscrivendo il vocabolario dell’accoglienza: non parliamo di casi, di utenti mentre dobbiamo esserci, fare, sporcarci le mani. Dobbiamo saper accostare chi non condivide i nostri mondi… ma dobbiamo saper parlare con loro: sono più le paure in noi che le speranze, più gli interessi che le passioni.

R.esistere, esserci, ma con il coraggio della denuncia, ma mai per sentito dire. Oggi manca profondità… sono troppi quelli che assassinano la speranza. La rassegnazione di tanta gente è una morte dolorosa… E la Chiesa sia per il mondo, non per se stessa, non pensi a difendere se stessa; a difendere la Chiesa ci pensi lo Spirito Santo… noi siamo chiamati a difendere gli ultimi. A schierarsi contro la cultura mafiosa che puzza di morte e a guardare avanti. Ci vuole la testimonianza cristiana e la responsabilità civile, cioè saldare la terra con il cielo. I nostri vescovi hanno scritto nel documento educare alla legalità di entrare nella storia con la sua complessità. Voi di casa Rut siete entrate nella storia con impegno e con impegno culturale perché cresca questo grado di consapevolezza. Ti impoverisci se non ti rigeneri dentro. La stanchezza è umana, ma non la rassegnazione; questa non ci può appartenere. Ci sono fatiche da affrontare ma non sono mai tempo perso. C’è una definizione di etica che io condivido detta da di Liegro: “ l’etica è insegnare a ragionare criticamente, non in maniera astratta, ma partendo dai fatti”.

Allora il nostro impegno:

•  fare e dare ragione del nostro fare,
•  comunicare quello che facciamo per dire che è possibile,
•  giustizia e carità sono indivisibili : “ tu dai il pane, ma sarebbe meglio che nessuno avesse fame” (sant’Agostino),
•  siamo chiamati a contrastare le politiche di ingiustizia, confliggere, reagire, chiedere alle istituzioni la giustizia e far leva sull’opinione pubblica,
•  dimostrare e fare con la ricerca: dimostrare dati, numero, metodo,
•  fare, ricercare, documentare,
•  lavorare nella prospettiva di speranza,
•  creare alleanza con i territori, con quelle persone che credono alle nostre realtà.
•  Non parliamo di società civile, non è degna di questo nome; parliamo piuttosto di responsabilità,
•  Siate profeti, leggete il presente oltre le apparenze cogliendone i possibili sviluppi.

Sono profetiche le parole
che parlano al cuore e alle coscienze, che creano liberazione e speranza. La profezia è sempre tensione, mai soluzione, si gioca tutto nel presente aperto al futuro anche se porta a correre rischi e a fatiche. E lasciatevi guidare dalla Spirito. Lo Spirito è il vento che non lascia dormire la polvere (Turoldo).

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