Percepire la crisi, “un tempo triste e buio”, è connaturale alla ragione umana. Donne e uomini di ogni società e tempo, in possesso di una forte tensione etica, l’hanno avvertita in modo acuto, hanno sentito qualcosa che si stava sgretolando, che l’edificio sul quale poggiavano i piedi stava crollando. I testi delle varie tradizioni culturali e religiose, la Bibbia stessa, sono pieni di descrizioni di crisi drammatiche, tenebrose, a volte apocalittiche.Un testo di un sapiente egiziano scritto circa 3.800 anni fa narra che “ il lavandaio si rifiuta di portare il suo carico … l’uomo virtuoso va in lutto a causa di ciò che è successo nel paese. L’arciere è pronto, il malfattore è dovunque, il devastatore è dovunque, … ognuno dice: non sappiamo che cosa avverrà nel paese. Le donne sono sterili …. I cuori sono violenti, la peste è nel paese …. Non manca la morte anzi, la benda da mummia parla. Non c’è nessuno i cui abiti siano bianchi di questi tempi …. Il ladrone è padrone di tesori, ecc …”Un altro testo più recente, scritto dal comico greco Montaigne nel cinquecento, recita: “Il mercante fa bene i propri affari solo sull’intemperanza della gioventù, il contadino sulla carestia del frumento, l’architetto sulla rovina delle case, gli ufficiali di giustizia sui processi e sulle liti degli uomini. Perfino la dignità e l’esercizio dei ministri della religione procedono dalla nostra morte e dai nostri vizi. Nessun medico è contento della salute dei suoi stessi amici, né alcun soldato della pace della sua città”.
Anche Kant, nel suo saggio “ La religione entro i limiti della sola ragione ” scrive: “Il mondo va di male in peggio … viviamo nel tempo estremo, l’ultimo giorno e la fine del mondo sono alla porta”.Questo stato perenne di crisi che la coscienza morale avverte, di che cosa è segno?Molti si chiedono quali atteggiamenti spirituali assumere e quali dinamiche mettere in moto in questo nostro frangente storico che sembra offuscare e deturpare il volto umano della storia.Non si tratta semplicemente di puntare il dito contro qualcuno e di individuare dei responsabili, quanto di prendere coscienza della situazione e di trovare dei rimedi.I mali sono radicali, riguardano tutti, perché il clima sociale nella sua totalità si è degradato e l’aria per tutti è inquinata. Non ci sono ricette miracolistiche per soluzioni immediate, ma alcuni atteggiamenti spirituali e alcuni orientamenti di azione sono possibili e diventano perciò urgenti. I processi storici richiedono il coinvolgimento di ampi gruppi e di molte persone, che consapevoli dei mali favoriscano le dinamiche positive in corso e diffondano quella sensibilità che consente nuovi orizzonti sociali.
La prima condizione è la consapevolezza della solidarietà nel male . Quando una comunità precipita nella barbarie, tutti ne devono assumere la responsabilità e riconoscere la propria parte. Gli ideali meschini che spesso guidano le nostre speranze silenziose e determinano le scelte quotidiane, la cura esclusiva degli interessi privati, la preoccupazione ossessiva del benessere economico, il disinteresse completo dei mali degli altri popoli sono difetti molto diffusi. Non possiamo metterci dalla parte dei giusti e puntare solo il dito sugli altri illudendoci di esserne fuori. Le persone pubbliche rendono manifeste dinamiche diffuse nell’intera società. Sarebbe ingannevole puntare il dito solo sugli uomini politici, anche se su costoro grava una responsabilità maggiore per il compito che hanno di orientare il cammino di tutti.
La seconda urgenza per chi riconosce la gravità dell’attuale situazione è l’avvio di processi di conversione. La semplice denuncia del male non basta, occorre anche diffondere dinamiche opposte iniziando dagli ambienti più sensibili e consapevoli.Quando il male intensifica le sue trame, per l’infedeltà di persone e di popoli, che tradiscono il loro compito storico, occorre che il Bene trovi spazi sempre più ampi e fedeli per suscitare con la sua forza rinnovatrice qualità umane inedite. L’esistenza dei nuovi cammini di umanità è mostrata solo da chi li apre, percorrendoli con fiducia. Questo è il compito primario di chi ha avuto la grazia di cogliere con lucidità e di denunciare con coerenza l’imbarbarimento attuale della cultura occidentale.
Pertanto la testimonianza è indispensabile. Nasce da un modo di leggere la Parola e la storia. Fedeli a Dio e alla gente. Fedeli al ‘volto’ dell’altro.Ci è chiesto oggi un forte amore per la propria terra, dettato da un cuore materno. E’ infatti con un cuore femminile che si coltiva questo amore (incontrare volti). Solo così la terra diviene un giardino. La devi amare, curare e servire, con rispetto e dedizione, fino in fondo. In fedeltà da sposo e non da amate. “I piccoli “sì” preparano il cuore a grandi “sì” cioè al bene; come i piccoli “no” al male allenano ai grandi “no” al male (Tommaso Moro).E’ fondamentale la coerenza nelle piccole cose, la chiarezza interiore coltivata giorno per giorno, che fa leggere la vita con occhi trasparenti. Altro elemento importante nella testimonianza è la gratuità. Siamo amati gratuitamente da un Padre che ci dona il suo sole; e lo dona sia a chi è giusto sia agli ingiusti. Lo stile gratuito rovescia il concetto meritocratico che diventa, sottilmente, la più falsa giustificazione della scala sociale iniqua. Solo nella gratuità si diviene fratelli e sorelle.
La testimonianza resta il vero profumo , che può rendere amabile questo nostro tempo. Ma abbiamo bisogno di mete alte, di testimoni credibili. E qui si gioca la fatica educativa con i giovani, che restano il banco di prova della nostra coerenza. Sono i primi ad accorgersi se in noi c’è realmente quel profumo di trasparenza e di bellezza. E’ dunque necessario che questa testimonianza sia resa ben visibile, con gesti credibili e alternativi. Perché la Chiesa non deve essere né succube a questo sistema di potere né anarchica, ma alternativa. Deve cioè avanzare proposte alte, con passo più avanzato, con presenze forti presso chi è escluso, chi è vittima di ingiustizie e della crisi che ci travolge.Don Milani, nel suo fiorito linguaggio fiorentino, amava dire: “ sfottere crudelmente non chi cammina in basso, ma chi mira in basso! ” . Tutti siamo fragili, tutti peccatori. Ma questo non ci deve esimere dal puntare in alto. Anzi, proprio perché la fragilità è evidente, ancor più limpida deve essere la proposta e alta la meta.La Chiesa oggi deve parlare di più con voce profetica. Troppo tace, troppo lascia correre. Su certe questioni si dimostra inflessibile, mentre su altre è acquiescente. Ma questa difficoltà nasce dalla carenza di proposta evangelica. Questo è il problema. E il nostro dolore diffuso.Occorre costruire una fede che sa leggere dentro i fatti, che si avvalga del discernimento maturo di laici, di religiosi, di comunità che usano la Parola come luce che illumina i nostri passi. Da soli non si può essere profeti. E se è vero che ciascuno di noi può farcela, dobbiamo ricordarci, però che non possiamo farcela da soli. L’augurio è che possiamo esser sempre in molti a organizzare la speranza, a rinnovare la vita, perché ci sia “ vita abbondante per tutti ” (Gv 10,10).
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