lettera aperta pro Macrico Verde

Da più di undici anni, insieme alle mie sorelle di Casa Rut, vivo in questa terra, in questa chiesa, tra la mia gente e sento di poter usare queste parole con verità e trasporto perché il mio esserci in questa terra, senza risparmio, è unicamente corrispondenza e passione di vita.

Oggi, ‘per amore della mia gente’, sento urgente e impellente il bisogno di parlare.

Quanto sta avvenendo da alcuni giorni, a livello mediatico, è davvero indecoroso e deplorevole. Tale campagna mediatica è partita dagli accertamenti fatti dai Carabinieri, in un appezzamento terriero a Marcianise, nei quali si è ‘scoperchiata’ una realtà spiacevole: un contratto di fitto fatto tra il proprietario, l’Istituto diocesano sostentamento clero e un affittuario ‘speciale’. Mi verrebbe da dire: grazie a Dio, ma soprattutto grazie all’arma dei Carabinieri che ci ha dato modo di venire a conoscenza di tale sgradevole situazione. Se nessuno ha ringraziato i Carabinieri oggi lo faccio pubblicamente.

Ma il mio grazie va anche a chi, trovandosi all’indomani della ‘scoperta-denuncia’ a dover partecipare ad un incontro pubblico, ha con coraggio e forza dichiarato pubblicamente la gravità di quanto scoperto, e cioè che l’Istituto diocesano avesse tra i suoi affittuari delle persone che la stessa Giustizia, nel suo operato, ha definito esponenti di famiglia camorrista.Era giusto dirlo, era giusto denunciare, era giusto forzare vie di verità…lo avrei fatto anch’io, per amore della mia gente.Ma da quel fatto, dalle troppe parole dette, spesso mal comprese, o volutamente tali, o quel che è peggio ‘orientate contro’, passare ad attacchi verbali e scritti maldicenti…beh! mi sembra che si stia perdendo un po’ la testa…Tutto era così lineare, bastava un po’ di umiltà e semplicemente riconoscere l’errore fatto.Tutti possiamo sbagliare e peccare di disattenzione e di disinformazione (chi rappresenta l’Istituto ha sempre sostenuto di non sapere chi fosse l’affittuario, e noi vogliamo credergli).La strada era facile da percorrere: il presidente dell’Istituto diocesano prendeva atto di quanto era emerso, grazie ai puntuali accertamenti fatti dai Carabinieri, prendeva consapevolezza che l’opinione pubblica era ormai al corrente di tale imbarazzante notizia….e dava immediatamente avvio alle pratiche per la recessione del contratto di fitto con il Belforte (cosa poi fatta, da quanto appreso dai giornali…).Bastava comunicare e fare questo, subito. Semplice da dirsi, ma assai difficile da fare.

Non era quindi il caso di ‘indire difese’ dove hanno trovato spazio assurde e malefiche accuse, come quelle apparse il 6 febbraio 2007 su vari quotidiani, così riportate: “ Il vescovo, in questa vicenda, è stato tradito da persone a lui vicine, è stato strumentalizzato ecc…”. Anch’io mi sento colpita da questa affermazione…perché anch’io per grazia, per onore e amicizia mi sento vicina al mio Vescovo. Ed è una gioia e un vanto per me operare con lui, insieme ai ‘tanti altri a lui vicini’, per amore della nostra gente, impegnandoci con instancabile passione e sempre nuovo ardore sui sentieri della legalità e della verità, della giustizia e della pace, della solidarietà e della “vita piena per tutti”.

Un auspicio: poniamo parole, energie, idee, sforzi e soprattutto cuore per trovare insieme (chiesa, istituzioni, cittadini) intese dignitose e possibili, che abbiano a cuore il bene della nostra gente, a cominciare dall’area dell’ ex Macrico, un ‘bene verde’ da restituire alla vita della nostra città.

Caserta, 8 febbraio 2007

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